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Lu sule, lu mare, lu ientu

Lu sule, lu mare, lu ientu

Piccola guida linguistica per turisti in Salento

Chi giunge qui, finibus terrae, ai confini della terra, scoprirà con piacere che gli abitanti del posto parlano un dialetto molto particolare e molto dolce, che porta in sé tracce della lunga storia di questi luoghi. Dominazioni greche, romane, bizantine, longobarde, borboniche ecc. hanno lasciato segni indelebili nel dialetto salentino.

Come tutti i dialetti italiani, si è formato alla fine del Medioevo, ma presenta delle caratteristiche tutte particolari, che lo accomunano ai dialetti della Calabria e della Sicilia. Questi territori, forse perché accomunati dalle origini magnogreche, hanno seguito una storia linguistica tutta diversa. Le vocali si sono semplificate e purificate, hanno avvicinato i dialetti all’antico latino, per questo risuonano al visitatore come ancestrali ed familiari allo stesso tempo, a differenza, ad esempio dei corregionali dialetti baresi e foggiani, pieni di “strani” suoni e di vocali turbate.

I salentini DOC sentono molto il legame con il loro dialetto e ne hanno fatto un marchio della loro promozione turistica, un segno distintivo della loro identità. Per questo, se venite da queste parti, non potete fare a meno di apprendere o di cercare di capire qualche parolina nell’idioma locale.

Ovviamente paese che vai, dialetto che trovi, tuttavia ci sono delle caratteristiche che rendono il dialetto salentino riconoscibile: ad esempio, la O diventa U nel 85% dei casi. Se volete provare a trasformare una parola che abbia la O sarà molto facile…un esempio? Nel nostro titolo (il motto che leggerete e sentirete spesso durante la vostra vacanza) si legge ientu…cioè il VENTO…e sule altro non è che il sole…facile no?

Noi scherziamo, ma può esservi utile prestare un orecchio più attento per apprezzare fino in fondo il legame tra l’uomo e la realtà che lo circonda. Molti oggetti di uso comune vengono ancora chiamati con nomi dialettali, come anche alcune piante di cui spesso gli autoctoni non conoscono neanche il corrispondente in italiano. Giusto un esempio: se siete a passeggio a caccia di negozietti di ceramiche, troverete tantissime forme e tipologie diverse. Probabilmente chiederete al negoziante il prezzo di quell’anfora all’ingresso, cercando invano a gesti di specificare di quale delle tante state parlando, e probabilmente vi sentirete rispondere: “Volete la capasa? Lu capasone? La capasedda?” Perché per ogni forma e grandezza c’è un nome specifico! Lo stesso dicasi per alcune pietanze, come i ciceri e tria: la tria non è solo una pasta, e chiedere al ristorante pasta e ceci sarebbe riduttivo, è un tipo specifico di pasta di semola, tirata a striscioline lunghe e se non la chiamate con il suo nome, non avrete modo di assaggiarla!

Quando verrete a trovarci per trascorrere la vostra vacanza tra sule, mare e ientu, non dimenticare di prestare l’orecchio alla voce dei salentini!

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