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La festa di San Giuseppe saluta l’inverno

La festa di San Giuseppe saluta l’inverno

Fuochi, balli e antichi riti del Salento

San Giuseppe è uno dei santi più venerati in Italia (e qui ci rivolgiamo soprattutto ai nostri lettori stranieri) e viene festeggiato tra il 18 e il 19 marzo, quasi ovunque lungo la nostra penisola. Più si scende a sud, però, più i riti si fanno intensi e partecipati, con feste magnificenti e luminose, piene di profumi e magia.

Gli elementi che caratterizzano la festa di San Giuseppe sono i fuochi, espressi come falò o come fuochi d’artificio che simboleggiano la nuova luce della primavera che sorge dalle ceneri dell’inverno, e un tipo di dolci deliziosi e soffici, le zeppole. Variamente declinate nelle diverse regioni, in Puglia sono solitamente delle ciambelline fritte (o al forno) molto morbide decorate con crema pasticcera e amarena.

Ma, dicevamo, più si scende a Sud, più la devozione acquista forme arcaiche e originali.
In Salento si conserva da secoli una speciale usanza in onore di San Giuseppe: ogni anno, in alcuni paesi come Giurdignano, Uggiano la Chiesa, Cocumola, Minervino di Lecce, Giuggianello e San Cassiano vengono imbandite le cosiddette Tavole di San Giuseppe.
L’usanza risale probabilmente al Medioevo, quando la ricorrenza era un’occasione per i poveri del paese di mangiare ad un banchetto . Al giorno d’oggi siedono alle tavole (taule in salentino) amici della famiglia ospitante, magari famiglie numerose e poco abbienti.

Il rito prevede che venga imbandita una tavola lunga circa 40 metri, intorno alla quale far sedere la Sacra Famiglia insieme a dieci Santi, interpretati dai commensali. Il giorno della festa, dopo la messa, i santi/commensali si recano nelle case dove sono attesi: di lì a poco passerà il sacerdote per la benedizione, dopo la quale gli invitati inizieranno il pranzo. Tuttavia, sarà sempre San Giuseppe a scandire il passaggio da una pietanza all’altra battendo tre volte la forchetta sul bordo del suo piatto. A questo segnale tutti gli altri santi devono smettere di mangiare e passare alla pietanza successiva.

Anche le pietanze sono state stabilite dalla tradizione, ad esempio: massa e ciciri, o ciciri e tria, pasta e ceci, che con il suo biancore simboleggia il giglio; il pesce fritto, icona di Gesù Cristo; il cavolfiore che rappresenta il bastone di San Giuseppe; le cartiddhati, dolci al miele che rappresentano le fasce di Gesù bambino.

Anche se non siete invitati alle tavolate di San Giuseppe, cari visitatori, potete sicuramente apprezzare gli eventi organizzati per questa grande occasione: non mancheranno sicuramente luminarie ad abbellire il paese, bancarelle di prodotti tipici, la processione del Santo e i fuochi, e ancora, concerti di musica popolare: venite ad ammirare l’essenza del Sud in tutto il suo splendore.

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