Le storie di tradizione popolare
Il Salento conserva una storia parallela a quella ufficiale, una storia che difficilmente appare sui libri, quella composta dalle tante narrazioni orali, le storie di tradizione popolare. Sicuramente non si tratta di racconti realistici, dato che spesso si tratta di novelle e leggende di magia, santi, eroi, ma è una storia che racconta molto bene la vera anima dei salentini. Spesso nei miti e nelle favole si nascondono profonde verità, spesso nascono leggende per spiegare alcuni nomi, cercare etimologia, oppure scongiurare paure. Alcune figure ricorrenti nell’immaginario salentino sono il munaceddu, uno gnomo della casa colpevole di misteriose sparizioni di oggetti preziosi, e le macare, streghe specializzate in incantesimi, che abitano fiabe per bambini e si dice siano specializzate in filtri d’amore.
Gli studiosi di antropologia e sociologia hanno sempre cercato spiegazioni a tali invenzioni. Un capitolo a parte meriterebbero tutte le biografie alternative dei Santi. Il popolo salentino, come in segno di affetto, racconta storie di santi molto umani, con sentimenti e sofferenze terrene. E molto spesso queste storie finiscono in musica, stornelli e pizziche da cantare durante il lavoro nei campi, per scacciare la fatica.
Del resto anche la Taranta nasce dalla credenza che le donne venissero morse da un ragno, la tarantola, capace di provocare convulsioni e crisi epilettiche, guaribili con il ritmo cadenzato di un tamburello.
Anche su Leuca ed alcuni suoi luoghi di interesse sono sorti miti e leggende. I leucadensi hanno scomodato persino il mito greco, per spiegare la pericolosità dei suoi “scogli dannati”, degli isolotti al largo di Punta Ristola, ritenuti pericolosi dai naviganti perché poco visibili. Secondo alcuni infatti, qui Medea in preda al delirio avrebbe ucciso i figli avuti con Giasone e li avrebbe sparsi in mare, generando gli scogli.
Un’altra corrente di voci vuole che il porto di Venere dove approdò Enea fosse Leuca. Altri ritengono fosse Porto Badisco, altri Otranto. Ogni borgo ed ogni paese qui in Salento mormora leggende sulla sua fondazione.
Un’altra bella storia si narra sia avvenuta tra le acque di Leuca, la storia della Sirenetta Leucasia. Costei viveva in mare ed era tutta bianca. Un giorno vide il pastore Melisso e si innamorò perdutamente, ma costui era innamorato di Aristula. Per vendetta allora Leucasia li fece annegare scatenando una tempesta. La dea Minerva, avendo pietà di loro, li trasformò in rocce che da allora presero il nome di Punta Meliso e Punta Ristola, e Leucasia, per punizione, fu trasformata nella città di Leuca. A questa storia sono ispirate le sculture definite il Trittico della Trascendenza, visibili nel porto.
Perciò, quando vi avvicinerete al mare di Leuca, prestate attenzione che il vento, chissà, non vi porti una voce, un canto, di una sirena, di una maga, di un giovane innamorato.